Misura per misura 

Debutto: Viterbo, Teatro Unione, 21 dicembre 1979

Traduzione Luigi Squarzina
Regia Luigi Squarzina
Regista assistente  Gianni Fenzi
Scene e costumi Emanuele Luzzati
Musiche Benedetto Ghiglia
Produzione Teatro di Roma

Personaggi e interpreti

Vincenzo, duca di Vienna Massimo Foschi
Angelo, vicario Roberto Herlitzka
Escalo, nobile anziano Antonio Ballerio
Claudio, giovane gentiluomo Piero Sammataro
Lucio, fantastico Vittorio Congia
1° Gentiluomo Bruno Zeni
2° Gentiluomo Sergio Castellitto
3° Gentiluomo Walter Corda
Il Bargello Stefano Lescovelli
Frate Pietro Francesco Calogero
Gomito, guardia Giovanni Poggiali
Schiuma, cliente di bordelli Sergio Castellitto
Pompeo, servo di madama Strafotta, clown Gianni Fenzi
Abominevole, boia Francesco Calogero
Bernardino, galeotto Antonio Cascio 
Un giudice Vittorio Viviani
Un carceriere Raffaele Montagnoli
Isabella, sorella di Claudio Ilaria Occhini
Giulietta, fidanzata di Claudio Liliana Paganini
Mariana, fidanzata di Angelo Marina Tagliaferri
Francesca, monaca Antonia Piazza
Madama Strafotta, ruffiana Donatella Ceccarello
Il cantore Anita Marini
Guardie Nazzareno Meschini
Carlo Morelli
Enrico Ruggini

Squarzina ne ha allestito ben tre edizioni, nel 1957, nel 1976 e nel 1979, secondo differenti letture. Fin dalla prima edizione ne ha curato la traduzione, considerata pregevole e teatralmente valida, moderna e brillante.

Nella prima edizione Squarzina legge nella commedia scespiriana l’ipocrisia della censura, allora vigente, con una regia leggera e gradevole, aderente allo spirito del dramma, sobria e nitida, organica ed elegante, che rendeva un grande omaggio alla cultura.

Nella seconda edizione colloca la messinscena nella sua dimensione culturale e storica, rendendo Shakespeare nostro contemporaneo; vi legge, infatti, “i temi dell’ambiguità del potere, religioso, politico, giudiziario della città corrotta e ingovernabile che si deve comunque governare, dell’ordine e del disordine inestricabilmente mischiati”.

Per definire le motivazioni culturali e politiche e le connotazioni teatrali della commedia, nell’ambito del teatro elisabettiano e cogliere i possibili nessi con le nostre problematiche degli anni Settanta del Novecento, correda la messinscena di lezioni universitarie, dedicando a Shakespeare, nel 1976-77, un corso monografico. Quindi Squarzina accompagna le felici repliche nei teatri italiani di Misura per misura con il saggio “Le strutture del teatro elisabettiano-giacobeo” (1978).

La messinscena della seconda edizione e le considerazioni sviluppate nel corso monografico e nel saggio possono essere lette come riferimenti alla nostra storia nazionale dell’ultimo quarto del secolo scorso. E questo è il pregio fondamentale della lettura innovativa di Squarzina di un grande classico: il multiforme sopruso del potere, l’ipocrisia della virtù e della purezza, il disfacimento dei valori e la confusione dei linguaggi morali, l’iniquità mascherata di giustizia.

La messinscena, pur con l’indicazione precisa dei nessi con la storia politica, sociale e culturale dell’Inghilterra, è proiettata verso il nostro tempo tanto che “lo Shakespeare di Squarzina diventa contemporaneo… attraverso una lettura tanto umile quanto penetrante, fatta, però, con vigile coscienza di uomo moderno”, una scavata lettura frontalmente d’attualità, tutta civile, (politica quindi, ma non politicizzata)”.

La terza edizione è preceduta dal saggio “Brecht e gli elisabettiani” (1979) in cui propone il confronto tra “Teste tonde e teste a punta” di Brecht e il testo scespiriano, fonte primaria della commedia di Brecht, progettandone la contemporanea messinscena non realizzata per problemi di diritti d’autore. In questa edizione, “sulle tortuosità ideologiche e sull’interplay dei personaggi principali non potevano non pesare, data la misteriosa virtù di sismografo del testo, i tre anni che dal ’76 al ’79 ci hanno sconvolto… anni in capo ai quali il potere è riuscito a riproporre sfacciatamente se stesso, aiutato proprio dal «terrore» che rafforzava di fatto il dominio che dichiarava di voler scalzare”.

Dunque, ancora una volta, Shakespeare nostro contemporaneo.

Si ringrazia il teatro di Roma per la concessione dell’utilizzo del materiale fotografico.