Romagnola

Debutto: Roma, Teatro Valle, 5 febbraio 1959 (filmato RaiTeche)

Regia Luigi Squarzina
Regista assistente Renzo Frusca
Scene Gianni Polidori
Costumi Misa D’Andrea
Musiche Angelo Musco jr.
Produzione Teatro d’Arte Italiano
(Carlo Alberto Cappelli)

Personaggi e interpreti

I quattro suonatori   Sergio Notaro
Luciano Bontempi
Orio Fanelli
Francesco Santucci
Domenica Zora Piazza
Cencio Franco Graziosi
Il torci Renzo Palmer
Cecilia Virna Lisi
Michele Carlo Giuffrè
Il conte Gardenghi  Claudio Gora
Guelfo Franco Parenti
Savelli, poi “il nero” Vittorio Sanipoli
Cantoni, il fattore Armando Bautti
Pachino, capo bracciante, poi “rico” Luigi Geminiani
Silvio, suo figlio, poi “eolo” Franco Casaretti
Tonino Umberto Ceriani
Fausto Gianluca Francisci
Iris Esperia Pieralisi
Il federale Mino Doro
Il vice federale Corrado Nardi
Il console della milizia Loris Gizzi
Marisa Paola Dapino
Donna Casimira Laura Adani
Un critico anziano Corrado Sonni
Un giovane del GUF, poi “il commissario” Paolo Giuranna
Un altro giovane del GUF Roberto Muratori
Il maggiore medico Leonardo Severini
Il tenente medico Mario Lombardini
1° richiamato Fernando Cerulli
2° richiamato Emilio Girola
L’ammiraglio Armando Migliari
1° ufficiale di marina Giamberto Marcolin
2° ufficiale di marina Quinto Parmeggiani
Gavinana Luca Ronconi
Un furiere della gnr Pierluigi Costantini
Un volontario, poi 1° milite Nino Filippini
2° milite Claudio Dani
Delegato p.l.i. Tullio Boschi
Delegato p.s.i.u.p. Luigi Geminiani
Delegato d.c. Fernando Cerulli
Delegato g.l., poi “zeta” Quinto Parmeggiani
Delegato p.r.i. Carlo Baroni
Osservatore monarchico, poi “falco” Corrado Sonni
Osservatore anarchico Igino Zangheri
“sante” Calisto Calisti
“ferro” Rino Bolognesi
“fattirob”  Auro Franzoni
“nord”  Mario Lombardini
Un partigiano toscano Roberto Muratori
Il generale italiano, maresciallo d’Italia Sergio Tofano
Il generale tedesco Leonardo Severini
Serena Mirella Rizzi
Il prete Giamberto Marcolin
L’arciprete Armando Bautti
Il medico condotto Tullio Boschi
La donna  Lidia Bonetti
La ragazza Luisiana Berti
La bambina Manuela Tomassini

Scritta tra il 1951 e il 1957, è una kermesse divisa in tre parti, a loro volta ripartite in giornate, ogni giornata in scene, senza limiti di tempo e di luogo. La successione delle scene trova la sua unità nei protagonisti, nel ritmo incalzante e nella molteplicità delle vicende tra loro connesse di ispirazione scespiriana, riscontrabile anche nell’uso di cartelli per indicare la data delle giornate. Ma nella commedia c’è anche Brecht: nelle riflessioni critiche sul contesto delle vicende, nella descrizione delle stesse, negli ammonimenti didascalici, nei canti, che introducono le singole giornate; nella esplicitazione della finzione teatrale dei suonatori che imitano il rumore dei carri o delle motociclette o il suono dell’altoparlante di spiaggia o delle sirene. I dialoghi, aspri o concitati, ironici o passionali, sempre essenziali, oltre ad esprimere caratteri e stati d’animo, collocano la tragica storia d’amore dei due protagonisti, Cecilia, uccisa dai partigiani perché ha denunciato Michele, e Michele, ucciso dai fascisti perché partigiano, nella più grande storia della Romagna contadina e della sua partecipazione collettiva alla Resistenza.

La commedia, infatti, racconta le vicende che vanno dal 28 giugno 1942 all’11 aprile 1945, portando in scena ottanta personaggi. Squarzina con Romagnola vince il Premio Marzotto 1957. In un passo della motivazione si legge: “Non v’è dubbio che il suo dramma presenta pregi di originalità e di validità letteraria, d’invenzione scenica e di audacia ideologica che difficilmente si potrebbero riscontrare in chi del teatro non abbia la padronanza tecnica e quel senso di profonda responsabilità ideale che impegna tutte le facoltà dell’uomo di teatro alla manifestazione del proprio mondo attraverso la più minuta conoscenza del mezzo col quale si esprime”.

“In questo senso il mio lavoro voleva rappresentare la crisi della civiltà contadina; nelle campagne nulla poteva essere più come prima. I rapporti di potere tra proprietari, mezzadri e braccianti risalgono a prima della Resistenza, è una conflittualità di altro tipo. Molte cose di quelle che racconta il Sangue dei vinti di Pansa in Romagna si spiegano con quello che era successo prima, perché, a parte vent’anni di fascismo, erano rapporti interni al sistema del patronato e della condizione agricola ed erano connotati dalla violenza e dallo sfruttamento”.

Luigi Squarzina

Tratto da E. Testoni, Dialoghi con Squarzina, Firenze, Le Lettere, 2015, p. 113

 

 

 

 

Le prove dello spettacolo

Il servizio Rai