Una delle ultime sere di Carnovale 

Debutto: Venezia, Teatro La Fenice, XXVII Festival Internazionale del Teatro di Prosa, 27 settembre 1968

Regia Luigi Squarzina
Scene e costumi Gianfranco Padovani
Musiche Fernando Cazzato Mainardi
Produzione Teatro Stabile di Genova

Personaggi e interpreti

Sior Zamaria Testor, cioè fabbricante di stoffe Camillo Milli
Siora Domenica, sua figlia Lucilla Morlacchi
Sior Anzoletto, disegnatore di stoffe Giancarlo Zanetti 
Sior Bastian, mercante di seta Eros Pagni
Siora Marta, sua moglie Esmeralda Ruspoli 
Sior Lazzaro, fabbricante di stoffe Toni Barpi
Siora Alba, sua moglie Elsa Vazzoler 
Sior Augusto, fabbricante di stoffe Gianni Fenzi 
Siora Eleneta, sua moglie Grazia Maria Spina
Siora Polonia, che fila oro Wanda Benedetti 
Sior Momolo, manganaro Omero Antonutti 
Madama Gatteau, vecchia francese ricamatrice Lina Volonghi
Cosmo, garzone lavoratore di Zamaria  Renzo Martini
Baldissera, garzone lavoratore di Zamaria Sebastiano Tringali
Martin, garzone lavoratore di Zamaria Luciano Razzini

Come già per Euripide e Shakespeare, Squarzina rende anche Goldoni nostro contemporaneo e il pubblico degli anni Sessanta del Novecento contemporaneo del grande teatro goldoniano.

La sua lettura del Carnovale è rapportata al contesto culturale, sociale e politico della Venezia della seconda metà del Settecento e alla biografia del drammaturgo. Perciò, da un lato rappresenta la visione fortemente critica di Goldoni nei confronti della borghesia e dall’altro evidenzia il dubbio del drammaturgo sulla buona tenuta della sua riforma, ma anche la fierezza e l’orgoglio per i risultati ottenuti. Ed ecco che Goldoni diventa nostro contemporaneo perché nella lettura del regista i pezzi autobiografici sono configurati “come autobiografia collettiva di una generazione teatrale” e la riforma goldoniana diventa il progetto di rinnovamento del teatro italiano del secondo dopoguerra portato avanti dai registi della nuova generazione. La “contemporaneità” nel Carnovale è ravvisata da Squarzina anche nella partenza di Anzoletto-Goldoni per Moscovia, letta come “una fuga dei cervelli dall’Italia”. E per esprimere in tutta evidenza la grande malinconia e la forte provocazione politica il regista inserisce nello spettacolo brani dei Memoires.

La messinscena è corredata da un saggio di grande spessore dal titolo omonimo con il quale Squarzina chiarisce le motivazioni della sua lettura. Lo spettacolo è accolto con grande entusiasmo dal pubblico e dalla critica.

Si ringrazia il teatro Nazionale di Genova per la concessione dell’utilizzo del materiale fotografico.