Regista, autore di teatro, studioso e docente universitario, Luigi Squarzina è nato a Livorno da genitori romagnoli il 18 febbraio 1922. Laureatosi in Legge a Roma nel 1945 (tesi su “Il diritto elettorale in Italia fino al fascismo”, 110 e lode, relatore Gaspare Ambrosini), si è contemporaneamente, con borsa di studio, diplomato regista presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha avuto nel 1951-52 una fellowship alla Yale University presso la Cattedra di Storia del Teatro di Alois Nagler perfezionandosi nella “Theaterwissenschaft”. E’ stato, alla fine degli anni Sessanta, uno dei fondatori del D.A.M.S. di Bologna (Corso di Laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo) per il quale presso quella Facoltà di Lettere ha tenuto per tre lustri la Cattedra di Istituzioni di Regia, la prima a proporre questa disciplina anche in ambito internazionale, insegnando poi dal 1987 a Roma, alla Sapienza e infine a Roma Tre, Storia del Teatro e dello Spettacolo. E’ stato Professore Ordinario dal 1976 e Professore Emerito dal 1998.
Fra i suoi contributi all’avanzamento degli studi di teatro e spettacolo in Italia va ricordato che Squarzina ha diretto, dal 1952 al 1957, la Sezione Teatro Drammatico della grande e pioneristica Enciclopedia dello Spettacolo fondata da Silvio D’Amico chiamando a collaborare i maggiori specialisti italiani e stranieri e scrivendo lui stesso molte voci. A Genova, mentre dirigeva quel Teatro Stabile, ha dato vita (1966, con I. Chiesa e S. D’Amico) al Museo-Biblioteca dell’Attore, divenuto Fondazione di rilevanza internazionale attraverso l’acquisizione e valorizzazione di un ricchissimo patrimonio di archivi. Ha fatto parte del Comitato Scientifico per l’Edizione Nazionale delle Opere di Carlo Goldoni (ed. Marsilio), del Comitato Scientifico dell’Istituto di Studi Pirandelliani e del Comitato Scientifico della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani”. E’ stato per vent’anni membro della giuria del Premio Pirandello. Dal 1999 è stato socio corrispondente, dal 2002 socio nazionale della Accademia Nazionale dei Lincei.
Ventiduenne, subito dopo il saggio di regia all’Accademia con una sua riduzione di Uomini e topi di Steinbeck (primavera 1944, il primo spettacolo andato in scena in Roma liberata) è stato chiamato da Alberto Moravia a preparare con lui la riduzione teatrale di Gli indifferenti (ed. in Sipario, 1947).
Dal suo esordio nella professione con Tutti miei figli di A. Miller (1947), Squarzina ha svolto un’attività registica intensa e innovante. Nel 1948-49 diresse la Compagnia di R. Ricci (due Ibsen: Il nemico del popolo, sua traduzione, e Il costruttore Solness); nel 1949-50 diresse il Teatro Ateneo; nel 1951 fu condirettore del Teatro Nazionale diretto da Guido Salvini; tornato da Yale fondò nel 1952 e diresse con Vittorio Gassman dal 1952 al 1954 il Teatro d’Arte Italiano, con in programma classici e novità italiane (il primo Amleto integrale sulle scene italiane, sua la traduzione, scritta durante il soggiorno presso la Yale University, ed. Cappelli, Bologna 1953 e Newton Compton, Roma 1990; il suo Tre quarti di luna; la prima riproposta italiana di Seneca con Tieste). Al teatro d’arte avrebbe ridato vita da solo nel 1959 (la sua Romagnola e Il benessere di F. Brusati e F. Mauri). Nel 1965 fu chiamato a dirigere il primo spettacolo della “Compagnia dei Giovani” (Lorenzaccio di De Musset). Per le Estati di San Miniato creò rappresentazioni all’aperto su testi di problematica religiosa (E’ mezzanotte, dottor Schweitzer! di G. Cesbron, 1955; Il potere e la gloria di G. Greene, 1956; J.B. di A. Mac Leish, 1958; Il grande statista di T.S. Eliot, 1959). Si trattava allora, nel primo decennio del dopoguerra, di aprire l’Italia alla cultura internazionale attraverso il teatro.
Passato al teatro a gestione pubblica, ha diretto dal 1962 al 1976 (insieme con Ivo Chiesa) il Teatro Stabile di Genova (non senza affrontarvi col sartriano Il diavolo e il buon Dio, 1962, e con la sua Emmetì, 1965, roventi polemiche) e, dal 1976 al 1983, il Teatro di Roma.
A Genova ha lavorato per tre lustri. Ha indagato gli autori classici, offrendo una lettura innovativa e di intensa attenzione interpretativa, costantemente su base rigorosamente filologica. Molti spettacoli, sia di questo periodo che precedenti e successivi (sempre accompagnati da Note di Regia) si possono considerare integrati in cicli:
Goldoni: dopo La vedova scaltra (1951), con la compagnia Torrieri-Gassman-Zareschi, e al Teatro Stabile di Genova I due gemelli veneziani (1963) con Alberto Lionello, portato in tournée in tutto il mondo, inizia nel 1968 la “trilogia della partenza” con la riscoperta di Una delle ultime sere di Carnovale, rappresentato con inserti dei Mémoires di Goldoni, spettacolo emblematico sulla crisi degli intellettuali e sulla diaspora dei nostri artisti. La “trilogia” continua con I Rusteghi (1969) e La Casa Nova (1973); seguono, non più a Genova, Il Ventaglio (1979), La Locandiera (1991), un nuovo e diverso Ventaglio al Teatro Romano di Verona (1993) e La guerra (1998).
Shakespeare e il teatro elisabettiano: all’Amleto integrale (1952) seguono, a Genova, nel 1957 la prima rappresentazione italiana di Misura per misura, nel 1964, Troilo e Cressida in cui gli attori vestivano uniformi militari del nostro tempo (entrambi su sue traduzioni, ed. in Opere Complete di Shakespeare, a cura di G. Melchiori, Milano 1977, vol. II) e nel 1971 Giulio Cesare; al Teatro di Roma Timone d’Atene (1983), nonché Volpone di Ben Jonson (1977); infine, nel 1992, Il mercante di Venezia (sua traduzione) interpretato da Alberto Lionello. Tutte le Note di Regia scespiriane sono ora raccolte in L. Squarzina, Da Amleto a Shylock, Bulzoni, Roma 1995.
Teatro latino e greco: Prometeo, a Siracusa (1954); Le donne al Parlamento, al Teatro Romano di Benevento (1957); la prima mondiale del riscoperto Misantropo di Menandro, al Teatro Olimpico di Vicenza (1959); la proposta nel 1968, a Genova, delle Baccanti euripidee in abiti moderni, che, come rimarcava Squarzina nel suo saggio Il didatta e lo sciamano, sottolineava il contrasto inconciliabile tra razionale e irrazionale, e che diede l’avvio a interpretazioni successive come quelle di R. Brustein, R. Schechner a New York, L. Ronconi a Vienna; Il Vantone di Plauto di P.P. Pasolini al Teatro Morlacchi di Perugia (1976); l’Oreste euripideo, a Siracusa (1984); i Sette contro Tebe, all’Olimpico di Vicenza (1992) che è all’origine del film Teatro di guerra di M. Martone.
Pirandello: dallo “storicistico” Ma non è una cosa seria del 1957 a Ciascuno a suo modo, spettacolo che nel 1961 collocava Pirandello nell’atmosfera delle avanguardie e nell’indeterminismo delle rivoluzioni scientifiche, a Non si sa come (1966), Questa sera si recita a soggetto (1972); Il fu Mattia Pascal, nella riduzione di T. Kezich (1974), Il berretto a sonagli (1984, l’ultima interpretazione di Paolo Stoppa), L’uomo, la bestia e la virtù (1985), Tutto per bene (1988), Come prima, meglio di prima (1990), Liolà (1990), La vita che ti diedi (1994). Le Note di Regia pirandelliane sono raccolte in L. Squarzina, Questa sera Pirandello, ed. Marsilio, Venezia 1990 (con interviste con Gino Rizzo e Nino Borsellino).
Brecht: dai Sette peccati capitali per l’Accademia Filarmonica Romana nel 1961, con Carla Fracci e Laura Betti, a Madre Courage con Lina Volonghi e al Cerchio di gesso del Caucaso con Lea Massari a Genova (1970 e 1974), a Terrore e miseria del Terzo Reich al Teatro di Roma (1978).
Su momenti e personaggi cruciali e controversi della storia del Novecento (“teatro storico-dialettico”): sia storia italiana: Cinque giorni al porto (1969, sul primo sciopero generale di una città italiana e cioè Genova nel 1900) e Otto Settembre (1971), testi di cui è stato coautore con Vico Faggi, con Enrico De Bernart, con Ruggero Zangrandi, che storia europea (Rosa Luxemburg, 1976, scritto con Vico Faggi, ed. Laterza, Bari 1976).
Sulla drammaturgia “minore” italiana del primo Novecento e il tempo del “grande attore”: Il bell’Apollo di Marco Praga (1962), Il Cardinale Lambertini di Alfredo Testoni (1981), Tramonto di Renato Simoni (1982), La Famegia del Santolo di Giacinto Gallina (1986).
Autori italiani contemporanei dal primo dopoguerra a oggi: da Sergio Sollima (L’uomo e il fucile, 1947) a Ezio D’Errico (L’oggetto, 1950), a Ugo Betti (La fuggitiva, 1953), a Rosso di San Secondo (La scala, 1955), a Franco Brusati e Fabio Mauri (coautori de Il benessere, 1959), a Giorgio Prosperi (La congiura, 1960), a Federico Zardi (Serata di gala, 1958), a Anna Banti (Corte Savella, 1963), a Diego Fabbri (L’avvenimento, 1967), a Renzo Rosso (La gabbia, 1968), a Vitaliano Brancati (La governante, 1984), a Mario Roberto Cimnaghi (Lord Byron prepara la rivolta, 1989).
Teatro americano “maggiore”: dal citato Tutti miei figli che nel 1947 rivelava Arthur Miller in Italia a due O’Neill (la prima rappresentazione italiana di Arriva l’uomo del ghiaccio, 1965, e Un lungo giorno di viaggio nella notte, 1974), all’ultimo testo di E. Albee, Tre donne alte (1994); e “minore”: Detective Story di S. Kingsley (1951), The e simpatia di R. Anderson (1955), Corte marziale per l’ammutinamento del Caine di H. Wouk (1954), Un cappello pieno di pioggia di M. Gazzo (1956), Anna dei miracoli di W. Gibson (1960), Sul lago dorato di E. Thompson (1988): testi, questi, che permettevano di affrontare in anticipo sui tempi temi come la intolleranza verso gli omosessuali, il militarismo, il poliziotto/giustiziere, la droga, l’handicap, la delusione della generazione rooseveltiana.
Alcune elaborazioni drammaturgico-registiche sono in funzione di una presenza del “poeta in fabula”, l’autore in scena: in due testi goldoniani già citati – il Carnovale (1968) con il ricorso ai Mémoires e La guerra, 1998, e nel molieriano Il Tartufo ovvero Vita, amori, autocensura e morte in scena del signor di Molière nostro contemporaneo, in collaborazione con Cesare Garboli e Milly De Martinelli (1971).
Come Direttore Artistico del Teatro di Roma (1976-83), oltre ai suoi spettacoli al Teatro Argentina, va ricordato che Squarzina ha promosso iniziative di tipo nuovo: come la “teatralizzazione dello spazio urbano” per collaborare alla reazione della capitale contro il terrorismo, indicando, con l’Assessore Renato Nicolini, nella Estate Romana, un nuovo ruolo per gli Assessorati alla cultura, e i laboratori teatrali per “adolescenti portatori di handicap”, con straordinari risultati terapeutici, prima iniziativa del genere in Italia; ha organizzato Convegni su Carlo Goldoni (1979) e su Roma nel teatro del Settecento (1984, in collaborazione con l’Enciclopedia Italiana), una mostra su Majakovskij, Mejerchol’d, Stanislavskij a Genova, a Milano, a Roma, una su Ennio Flaiano e il teatro al Teatro Argentina, e (1977) le grandi Mostre berlinesi sul Teatro della Repubblica di Weimar e su Erwin Piscator (al Palazzo delle Esposizioni di Roma).
Ha contribuito al rinnovamento della scena lirica lavorando alla Scala, al Maggio Fiorentino, all’Opera di Roma, alla Fenice di Venezia, al Regio di Torino, al Massimo di Palermo, all’Arena di Verona, al Rossini Opera Festival di Pesaro, a Tokyo, alla Staats-Oper di Vienna, a Chicago, a Montecarlo, collaborando con direttori come Carlo Maria Giulini, Gianandrea Gavazzeni, George Prêtre, Kurt Mazur, Lorin Maazel, Riccardo Muti e chiedendo scenografie anche a grandi artisti, Giacomo Manzù (Oedipus Rex di Igor Stravinskij, con traduzioni dal latino di Luigi Squarzina, ripreso di nuovo con sua regia nel 2005 al Teatro dell’Opera di Roma), Fabrizio Clerici, Corrado Cagli.
La sua produzione di studioso annovera numerosi saggi di grandissimo spessore tra cui: Libertà e limiti della regia (1963); Promozione di un repertorio contemporaneo come condizione di vitalità dei teatri stabili (1967) ; Cruauté, esorcismo e psicodramma nel teatro di oggi che nel 1967, in una conferenza alla Biennale del Teatro veneziana, apriva campi di ricerca poi da lui esplorati nella messa in scena delle Baccanti (la conferenza fu ripubblicata col titolo Il didatta e lo sciamano e tradotta in varie lingue); Pirandello e la maniera: Ciascuno a suo modo e il teatro totale delle avanguardie, elaborato in vari anni a partire dalla citata messa in scena del 1961; Perché dare Pirandello al fascismo?, (1978); nonché I molti teatri di Pirandello, commemorazione tenuta a Palermo per il sessantesimo della morte, (1996); i tre saggi su Brecht: Brecht e Weimar (1978), Brecht e Breughel (1979), Brecht e gli elisabettiani (1988); la voce “Regia” per l’Enciclopedia Italiana (Appendice IV, 1961/78, ed. 1981) e l’analisi Nascita apogeo e crisi della regia come istanza totalizzante, tappa di un percorso verso un nuovo modo di fare teatro, (1974); inoltre, Momenti italiani della teatralità (in L. Squarzina e M. Tafuri, Teatri e scenografie, Milano 1976); Norma e trasgressione nel lavoro di teatro: le Regole per gli attori di Goethe (in Comunità n. 174, 1975, con la prima – e unica – traduzione italiana delle Regeln, già pubblicata nel 1954 in Arena); le Note di Regia per Shakespeare e Goldoni (tra cui L’Eros e lo stupore, 1979). Questi e altri saggi sono raccolti in L. Squarzina, Da Dioniso a Brecht, ed. Il Mulino, Bologna 1988, o in altri volumi citati in Bibliografia. Vedi anche l’introduzione a Il teatro moderno di G. Lukacs, ed. Sugar, Milano. Ha pubblicato nel 2005 Il romanzo della regia. Duecento anni di trionfi e sconfitte, ed. Pacini, Pisa, nella collana diretta da Arnaldo Pizzorusso e Ezio Raimondi.
Per il cinema ha scritto insieme a Gianfranco De Bosio la sceneggiatura de Il terrorista (1962, regia De Bosio, con Gianmaria Volonté) e di La donna del giorno con Cesare Zavattini e Francesco Maselli (regia di Maselli, 1956), e ha recitato come attore ne Il caso Mattei (1974) di Franco Rosi e in Identikit di Giuseppe Patroni-Griffi (1975). Ha diretto il doppiaggio del Testamento di Orfeo di J. Cocteau, dove sua è la voce narrante.
Per la televisione ha scritto (in collaborazione con Lao Pavoni) e diretto Lo squarciagola (1966); ha diretto A porte chiuse di Sartre (1982), Caligola di Camus (1982), nonché le edizioni televisive di vari suoi spettacoli, il Carnovale, la Casa Nova, il Molière/Bulgakov, il Berretto a sonagli etc. E’ autore di originali radiofonici: Il Pantografo (1960), Vicino e difficile (1960), Il Sentone (1994), Il banco dei pegni e Pony Express (entrambi 1995), tutti realizzati con sua regia, oltre alle “interviste impossibili” con Linda Murri (1974) e con Dante Gabriele Rossetti (1975).
Ha tradotto opere di Goethe, W. Raabe, Terenzio, Shakespeare, Ibsen, Shaw, Anouilh, G. Greene, etc.
Premi. Oltre a quelli come autore, precisati in Bibliografia, Luigi Squarzina ha ricevuto numerosi premi.
Come autore ebbe il Premio Gramsci nel 1948, per l’Esposizione Universale, e il Premio Marzotto nel 1957 per la Romagnola.
Per la carriera di regista: il Premio Orizzonti dell’Università di Urbino, il Premio Internazionale Olimpo, il Premio Astrolabio d’oro/Ultimo Orizzonte della Città di Pisa, il Premio “Una vita per il Teatro” di Taormina Arte, il Premio Michelangelo, la Caravella d’oro di Pisa.
Per la regia di singoli spettacoli: il Premio del Festival Internazionale della Gioventù di Praga (poco prima che calasse la cortina di ferro) per L’uomo e il fucile; quattro Premi San Genesio per J.B., Uomo e superuomo, Ciascuno a suo modo, La coscienza di Zeno; il Premio Internazionale Pirandello per Ciascuno a suo modo; il Prix du Festival International de Paris per I due gemelli veneziani; tre premi IDI per la realizzazione di La fuggitiva, di Emmetì e di Cinque giorni al porto; il Premio Nazionale Eduardo per La governante di Brancati; il Premio Caos per le sue regie pirandelliane; il Premio Govi per le sue regie goldoniane.
Per la regia televisiva ha ricevuto il Premio della Critica per La Casa Nova.
Per il cinema, infine, ha vinto il Nastro d’Argento per il miglior attore debuttante, ne Il caso Mattei di F. Rosi.
Nel 1998 ha ricevuto il “Premio Antonio Feltrinelli per il Teatro” conferito dall’Accademia Nazionale dei Lincei.
Sul lavoro di Squarzina, vedi C. Meldolesi, Squarzina. Per un Teatro di cultura, in Fondamenti del Teatro italiano. La generazione dei registi, Sansoni, Firenze 1984; AA.VV., Passione e dialettica della scena a cura di C. Meldolesi, A. Picchi e P. Puppa, Bulzoni, Roma 1994; Luigi Squarzina e il suo teatro, a cura di L. Colombo e F. Mazzocchi (Quaderni di Gargnano, collana a cura di P. Bosisio, Università degli studi di Milano, ed. Bulzoni, Roma 1996, con elenco completo, aggiornato al 1996, degli spettacoli e degli scritti); E. Testoni, Un teatro di cultura, in Ariel, Anno I, n. 1, 2011; E. Testoni, Squarzina mette in scena Sartre: Il Diavolo e il buon Dio, in Ariel, Anno I, n. 2; F. Nicolosi, Squarzina e Pirandello, Aracne, Roma 2012; E. Testoni, Brecht, Squarzina e Strehler, in Ariel, Anno III, n. 1, gennaio-giugno 2013; Luigi Squarzina: studioso, drammaturgo e regista teatrale, Atti del Convegno internazionale di studi organizzato dalla Fondazione Giorgio Cini, Venezia 4-6 ottobre 2012; Luigi Squarzina: la storia e il teatro, a cura di E. Testoni, Carocci, Roma 2012; E. Testoni, Dialoghi con Luigi Squarzina, Le Lettere, Firenze 2015.
Vedi anche le voci a lui dedicate sull’Enciclopedia dello Spettacolo e sull’Enciclopedia Italiana Treccani.
Ha scritto numerose poesie e racconti, fra cui Zim, vincitore del Premio Todaro Faranda, 1999.
E’ stato sposato dal luglio 1975 con Silvia Danesi, professore ordinario emerito di Storia dell’Arte Moderna della “Sapienza”. Ha due figli, Federico, architetto, nato nel 1953 dal primo matrimonio con l’attrice Zora Piazza (nozze 1948) e Anna Isabella, nata nel 1979, professore associato di letteratura francese.
Mosso da un impegno umano che fa da nucleo di ogni sua regia o saggio filologico, considerato il fondatore della “regia critica”, fra i grandi nomi della sua generazione è il solo che ha unito alla passione per la regia teatrale una sicura personalità di studioso e di teorico. Docente universitario dal 1969 in poi, fondatore del DAMS con Umberto Eco, professore ordinario dal 1975, ha insegnato Istituzioni di Regia all’Università di Bologna, e Storia del Teatro e dello Spettacolo alla Sapienza e alla Terza Università di Roma. Ha sempre avuto largo seguito di allievi e ampio spettro di tematiche per i suoi corsi, seguitissimi: vedi nel “Quaderno di Gargnano” (ed. Bulzoni) a lui dedicato l’elenco degli argomenti delle sue lezioni.
Il suo vasto archivio, considerato di rilevante importanza per la storia della cultura del Novecento, è stato donato nel 2009 alla Fondazione Istituto Gramsci, dove viene ad affiancarsi a quelli di Luchino Visconti, Piero Tosi, Sibilla Aleramo. La sua biblioteca, circa 5.000 volumi, è stata donata all’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
Luigi Squarzina è mancato l’ 8 ottobre 2010.