Ultimo degli spettacoli storico-dialettici, Rosa Luxemburg è messa in scena, da Luigi Squarzina, a Genova, alla Sala Chiamata CULMV al Porto, il 12 febbraio 1976, dopo un laboriosissimo lavoro di scrittura con Vico Faggi (pseudonimo di Sandro Orengo), durato quattro anni per circa trenta stesure. I due autori, in un momento in cui il teatro è un mezzo privilegiato per la diffusione delle idee, sentono la necessità di esprimere le esigenze del marxismo eretico, di tutto ciò che della cultura materialistica e delle forze rivoluzionarie era stato sacrificato con l’avvento del potere sovietico. Rosa Luxemburg era l’esponente più interessante di questo marxismo alternativo.
Il materiale consultato, spesso in lingue diverse, è vastissimo e attentamente confrontato per evitare una biografia romanzata. Al tempo stesso viene scartato l’impostazione del teatro-documento per evitare una monotona, schematica, filologica rievocazione delle vicende e per cercare di penetrare nelle pieghe più riposte dell’anima della Luxemburg, anziché renderla animata attraverso il documento, mantenendo la sua ambiguità di donna e rivoluzionaria, di estremista e di libertaria. Lo spettacolo evita anche il realismo. La scenografia di Padovani, infatti, si basava su un insieme di praticabili di ferro che rumorosamente si spostavano a vista.
Dunque il dramma rielabora i documenti drammaturgicamente e fa rivivere i fatti con la passione e l’invenzione scenica secondo i canoni della teatralità.
Anche lo scontro tra la Luxemburg e Lenin non è appiattito sui documenti, ma tende anche a fare emergere teatralmente i tratti politici ed umani di due differenti personalità.
E’ un’operazione che tende a sollecitare una riflessione, ma anche a dare veste di personaggi a figure storiche che di solito non divengono personaggi drammaturgici.
Dirà Squarzina: «Noi volevamo far capire al pubblico che l’assassinio di Rosa da parte del potere ha molte analogie con il nostro tempo, perciò dovevamo farla uscire dal mito e farla diventare un personaggio vivo, autentico».